Diario di bordo, data astrale 27-12 2014.
Consegnata la prole alla nonna, onde evitare un inutile, quanto fuori moda, abbandono in autostrada, siamo partiti alla volta di Vicenza per consolidare un gemellaggio con la città veneta che ormai dura da anni, e per quella che potremmo definire la nostra seconda luna di miele.
Dopo un estenuante ballottaggio venivo promosso prima guida.
Le previsioni meteo non promettevano nulla di buono, il cielo era fermo e plumbeo, pareva aspettasse il momento propizio per sfogare la sua ira sugli ignari automobilisti.
Presa l'autostrada alla Certosa vengo colto da un moto di stupore, i mezzi spalaneve sono già all'opera e vengono segnalati sui display (non stà ancora nevicando... o che succede nel paese dei negligenti?).
A Roncobilaccio i primi minuscoli fiocchi. Ci mancava la neve, mantengo una calma olimpica onde evitare che il panico si propaghi nel mezzo. Sfreccio a velocità quasi supersonica per superare l'appennino, da sempre mio tallone d'achille nelle traversate invernali.
Bologna, Ferrara, Rovigo, un sorriso sornione si stampa sul mio volto per lo scampato pericolo. La mia compagna con una sua amica, tale Raffaella avevano scommesso su un mio attacco di panico condito da blasfemia in caso di neve.
A Padova ovest c'è il primo contatto radio, iniziano le comunicazioni con la torre di controllo (anzi la Turri di controllo). Comincia a nevicare sul serio. Fiocchi grandi come farfalle volteggiano quasi danzando verso il suolo. Il cartello Vicenza evoca in me Cristoforo Colombo.
Siamo in collegamento radio con le guide locali, ma la mia compagna per aumentare il coefficente di diffficoltà accende il navigatore satellitare in inglese. Dopo quaranta minuti di rotatorie, controsensi e bestemmie (quelle le dico io non il navigatore) decido che può bastare e parcheggio. Neve vera, un manto di venti centimetri abbondanti copre la strada costringendomi mio malgrado a tornare alla macchina, togliermi le infradito, e indossare scarpe consone. Chiamo Houston (Stefano Piselli) che mi dà le cordinate per raggiungere lui e Simone in un bar. Dopo i saluti di rito brindiamo nei lieti calici con campari e prosecchi. L'idillio viene spezzato dal suono sinistro di un telefono, Sabrina bacchetta telefonicamente Stefano. Siamo costretti ad un solo aperitivo, in veneto era dal 1927 che non si registrava un così increscioso episodio. Mi adeguo a questa assurda regola restrittiva e ci incamminiamo alla ricerca degli altri sotto una bufera di neve. I ciceroni descrivono con dovizia di particolari le bellezze cittadine, riconosco la mano di Palladio, uno dei pochi profeti in patria. Arrivati all'Osteria dei Monelli Stefano viene cazziato a modino dalla Turri per questo ritardo che, a suo dire, potrebbe costarci la cucina chiusa e di conseguenza il salto del pasto, mi immolo confessando che la colpa è tutta mia (momento fair play della giornata).
Il convivio scorre piacevole fra pietanze tipiche e buon vino. Il baccalà (o pesce veloce del baltico, come lo chiamava Tonino) sul menù c'è anche in flebo, del gatto non c'è mensione. Opto per dei bigoli all'anatra e un fegato alla veneziana. Dopo pranzo il previsto tour cultural-enologico con visita ai luoghi di culto degli alcolisti locali viene rinviato. La neve nelle strade interne che dobbiamo fare per arrivare a destinazione non è ancora stata pulita ma fra derapate volute o meno riusciamo a raggiungere villa Turri.
Una calorosa accoglienza mi fa sentire a casa. Dopo uno squisito filetto cotto sul camino e dell'ottimo vino andiamo a dormire, domani ci attende Venezia e forse la raggiungeremo a nuoto.
Accantonata l'idea di andare a nuoto, non per paura sia chiaro, ma solo perchè il fiume in alcuni punti è ghiacciato, andiamo in stazione. Un grossolano errore di valutazione ci fa salire su un treno Cartier, visto il costo del biglietto.
Venezia ore 10:30 - fra calle e ponti vaghiamo senza un obbiettivo preciso, poi l'ambasciatore vicentino ha un illuminazione: facciamo il Bacaro-tour. Applausi a scena aperta, il consenso è unanime. Entriamo nel primo bacaro, pochi affecionados lo popolano, ordiniamo un Ombra e un cicchetto (Ombra-bicchiere di vino. Cicchetto-stuzzichino monodose con ogni sorta di cibo, pesce, salumi, patè, fritto etc). Continuiamo il giro fra nugoli di turisti-fotografi e venditori di bastoncino da selfi.
Due,tre, sette, otto bacari. La situazione sta diventando impegnativa e l'andatura serpeggiante. Chiedo di poter indossare un giubbotto salvagente nelle tratte tra un bacaro e l'altro visto che nuoto come un ancòra. Piazza San Marco ci fa da rotatoria ma dato che ci siamo, approfittiamo per fare foto romantiche per i posteri. Al tramonto il freddo pungente ci "costringe" a cercare riparo e ristoro nei bacari. Finalmente sul treno mi abbandono a riflessioni ad occhi chiusi (dormo) su questa città bellissima e un po' umidiccia.
Vicenza ore 19:00, la nota cantante, nonchè compagna dell'ambasciatore vicentino a Cinigiano, Sabrina Turri dichiara a reti unificate: un aperitivo e andiamo a cena. La solita falsa propaganda. Vicenza ore 22.45 bar Sartea: il barman con fare sconsolato ci guarda e dice: ho finito il campari...mai notizia fu più salutare.
Torniamo a casa in taxi, gente responsabile noi.
Cena di mezzanotte e a nanna, domani visita guidata di Vicenza.
Il risveglio è di quelli all'Albertone, alto pomeridiano.
Un caffè e quattro biscotti poi le donne ricadono tra le braccia di Morfeo. L'ambasciatore approfitta per portarmi nei luoghi della sua infanzia. Tornando a casa una brutta sospresa, la Turri ha la febbre.
Torniamo in Città e incontriamo Simone e Marcella. Inizia quello che qui viene preso seriamente come un lavoro, l'aperitivo. Marcella l'indomani deve trabajar e dopo il primo si ritira nelle sue stanze. La mia compagna, sempre in stato confusionale dal giorno prima, salta qualche giro. In un locale di cui ometterò il nome, ci fanno un campari-spritz a salve... vergogna!!!
Ore 18:30 andiamo da Pitanta, Simone abita proprio sopra, e volendo con un autoclave...
Le foto dei calciatori che hanno fatto la storia del Vicenza calcio tappezzano le pareti: Otero, Zanchi, il grande Ezio Vendrame. C'è anche Robi Baggio. E' qui che avviene l'incontro con i luminari locali dell'aperitivo (L e M). Il ritmo è molto elevato, i bicchieri non si contano. Alle 22 ora locale chiedo l'intervento del fisioterapista, ho i crampi al deltoide e mi si è formata una vescica sul gomito sinistro (quello che appoggio sul banco). Ore 23: propongo agli amici di andare a cena, ma la proposta cade nel vuoto. Ho fame, dico alla mia compagna e a Stefano di andare. Andiamo da Julien e nell'attesa del tavolo, così per non perdere l'abitudine, ci facciamo un aperitivo.
La cena è ottima, finalmente qualcosa di solido. Stefano propone la Staffa ( per gli ignari la Staffa è l'ultimo bicchiere) in un locale per lui da amarcord.
Alla quinta Staffa dico che può bastare. Parliamo ormai una lingua diversa, le parole sono biascicate e incomprensibili i nostri volti sono deformi.
Chiamo un taxi (gente responsabile noi) e torniamo a casa.
Il gemellaggio è stato consolidato, torniamo a casa con un'unica certezza... non moriremo di sete...
Ps. Grazie di cuore alla famiglia Turri per la calorosa accoglienza
e a tutti gli amici, ci avete fatto sentire a casa...
il direttore
sf
Grande Sergio ho letto per la prima volta un tuo post tutto intero per me non è poco : mi è piaciuto il passaggio quando hai detto accende il satellitare ma era in inglese e ci ha aumentato il coefficiente di difficoltà ciao dal sipas
RispondiEliminaBello,sei adatto più alla penna che alla cazzuola.
RispondiEliminaIl baccala in flebo è la mia preferita
se ti avessi accompagnato al decimo bacaro mi sarei appoggiato a un fantomatico paletto sul bordo di una calla e sarei finito dentro al canale invece che nella siepe di Stia
commento come anonimo perché non mi ricordo l'account ma tanto hai capito chi so
Scoperto quasi per caso....il top del top
RispondiEliminagrande Segio, bellissima avventura!! dovresti venire da me, potresti ampliare le tue esperienze..
RispondiEliminaUn abbraccio
.....Mi sembra di rivivere le scorribande (ma giocavamo in casa, se sempre vincenti) di me e il "Guidotti"...Degni nipoti di Giangio e il Draghi...Ciao, Fabio.
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