domenica 3 giugno 2018

Cinigiano- Sorano play off promozione... Impresa sfiorata.

Cinigiano 13 maggio 2018: è giorno di play off.
Oggi è quella del cacio come si dice da noi.
Il mio Cinigiano Calcio va a fare visita al Sorano con un solo risultato a disposizione. La vittoria.
   

Sò teso come se dovessi giocare. (Da quanto sei vecchio babbo, quando giocavi te sulle maglie c'erano i numeri romani, mi piglia pel culo mio figlio sbirciando ciò che scrivo). 
La tensione è data dal voto che ho fatto, andare a vedere la partita in bici. Non mi sento adeguato. A Castell'Azzara mica a Porrona, quasi tremila metri di dislivello. Una tappa dolomitica, roba per  scalatori seri più che per un cintura nera di bisbocce come me.
Come i devoti fanno il cammino di Santiago io, devoto al dio pallone, seguirò l'amato Cinigiano.  
Dalla terrazza del mio quartier generale scruto il monte Amiata. Lo dovrò conquistare (parzialmente). Non lo temo ma lo rispetto. 
Sono le 11:30 è domenica. Il prete, con le campane, chiama i suoi fedeli per la funzione domenicale, gli fa eco il tintinnio del ghiaccio che scende nei bicchieri.  Con i gomiti poggiati al banco di solito diamo il via all'ora senza pari...l'ora del Campari. Ad ognuno il suo credo. Oggi no, oggi o si fa la storia, o si more...disse coso...
Prima di partire mi fermo dal mio dopatore di fiducia. Mi propone "asteroidi" di ultima generazione. Li prendo e li metto nel cestino ma spero di non prenderli.
I reporter locali sono pronti ad immortalarmi al momento dello sparo dello starter. I bookmaker quotano il mio decesso a 1,12... il mio arrivo sotto le 4 ore è a 100...investo 2 euro sul mio succcesso.
Via.
Dopo quasi un anno di inattività al km 4 le mie risorse sono già ai minimi storici. Sono costretto a reintegrare. Ah si comincia benino. 
Monticello; vengo accolto dal nemico numero uno dei ciclisti, il vento. Sferza da ovest portando con se nuvole minacciose. Inizia a piovere.
Come dice Aldo Rock: non esistono condizioni atmosferiche sfavorevoli...solo uomini arrendevoli. 
Indosso il kway e petto in fuori mi butto nella tempesta.
Scendendo verso la Zancona recupero un pò di energie. La strada, visto l'orario pre prandiale, è trafficata solo dalla selvaggina scampata alla mattanza invernale. Mi tengo in  costante contatto con Houston (i Ficari). Per tranquillizzare i miei familiari il mio computer di bordo invia i dati dei miei parametri vitali ogni mezz'ora. (poetico e tecnologico, ma falso più di Bandino).
Non sono programmato per fallire ma la salita mi ritrova.
La velocita di crociera oscilla tra i 6 e i 9 kmh, i moscini mi tamponano. 
Prima di Arcidosso vado in crisi di fame, ho visioni mistiche. Mi appare un buffet Luculliano. Sogno il vitello tonnato (intero) con camerieri in livrea bianca pronti a servirmi e ancelle africane che fanno la danza del ventre. Accosto in una piazzola, sono troppo stanco. Stramazzo al suolo esanime. Il cigolio di un morgano in lontananza mi risveglia 20 minuti dopo. Ancora sdraiato apro gli occhi e un cane di piccola taglia mi sta annusando...vuoi assaggiare il mio 41?  Arretra e alza le zampe in segno di pace. 
Divido col cane noci miele e marmellata ma il mio sogno è lo spaghettto al pesto...saranno mica le droghe???
Il tratto Arcidosso-Aiole mi devasta. Sputo come un lama tibetano, e non sono ancora a metà strada. 
Il corpo, quando le pendenze sfidano le leggi della fisica, comincia a cedere e fa scricchiolare anche la mia inossidabile forza di volontà. 
Perdo il contatto con la realtà, non riesco più ad articolare pensieri che abbiano un senso...voglio morì.
Scollettato l'Aiole ho modo di rifiatare. Bagnore, Santa Fiora ogni paese è un passo di avvicinamento alla meta. Tra qualche anno, di questa impresa ne leggeremo nei libri di epica.  A Santa Fiora sfreccio attraverso la zona pedonale fra scroscianti applausi, ringrazio, anche se ho sentore di sarcasmo, vista l'infrazione.
La strada scende di nuovo, mi metto nella classica posizione da discesa. Nonostante viaggi come 'na palla di foco vengo superato da alcune moto da trasloco, quelle con gli scatoloni ai lati per intenderci.
Si sale di nuovo, è durissima. Devo arrivare alla Selva. Ingurgito gli integratori che m'ha dato Chicco. Fanno vermente schifo. Psicologicamente sono negli inferi sono pronto per l'estrema unzione. Cerco energie residue per non mollare. Sto per fare il botto. Ritrovo le forze, più mentali che fisiche, quando vengo superato dai giocatori del Cinigiano che dalle loro macchine mi incoraggiano a non arrendermi. Ma la vera forza me la dà il fatto che nessuno di loro mi chieda se voglia essere trapelato... e cazzo se ne avrei bisogno...
Sento sotto strada scorrere un fosso, ho lo scroto e l'emorroidi che reclamano giustizia. Mi siedo nell'acqua gelida come gli indiani nel gange, provo un  sollievo pari solo alla sera della mia prima comunione quando mi tolsi le Collage bianche (scarpe in cuoio molto in voga alla fine degli anni '70) decisamente troppo strette.
Dieci km al traguardo. La strada torna ad essere abbordabile riesco ad ammirare cio che mi circonda. L'asfalto si immerge in un fitto bosco. La mia mente torna alla mitica foresta di Arenberg, tratto suggestivo della Parigi-Roubaix, da me affrontato anni addietro... Ma questa è un altra storia. 
Ai meno 5km un inconveniente meccanico rallenta la mia andatura (se vi pare possibile). Con inaudita potenza spezzo un pedale. L'ammiraglia non è prevista dal regolamento, come nell'Iron Man.
Fabrizio Macchi vince medaglie con una gamba sola...ora so che cosa prova.
Al cartello Castell'azzara mi commuovo e immortalo la mia bici (23Kg di bici) con bandierone al vento.

Ho fame, entro in un bar e mangerei anche la vetrina. Mi sento bussare su una spalla. Un signore di una certa età con alito aromatizzato sambuca mi chiede: la scalata del camperista??? E che ci scalate con i camper??? No! rispondo. Sulla mia maglia c'è scritto Scalata del CAMPARIsta....ah ora capisco. dice e si allontana. 
Il mio Calvario termina dopo 52 km di saliscendi che manco nel Tagadà e 3ore e 48 minuti. Ho vinto 200 euri e sono ancora in vita.
Nanni, uno tra i più scettici sul mio successo, mi paga il biglietto d'ingresso.
Applausi sinceri mi accolgono sulle tribune.
Inizia la partita e dopo 4 minuti Niccolai con un guizzo da centravanti ci porta in vantaggio e ammutolisce la modesta torcida soranese. Teniamo bene il campo, io fatico ad arginare i crampi che colpiscono muscoli di cui ignoravo l'esistenza.  
A metà tempo s'infortuna seriamente il nostro Gaudio, la folla, assetata di sangue, ne chiede l'abbattimento immediato. Oh teste di cazzo non siamo mica alla corrida!.
E' il 43esimo mi suona il telefono .Numero sconosciuto. Nel frastuono non riconosco la voce del noto pornodivo Guscelli, assente per squalifica in campo, e assente sulle tribune per una giornata di bagordi in imprecisato ristorante maremmano. 
Mi chiede come sta andando il match. Rispondo: Siamo avanti 1-0 ha segnato Niccolai. Non faccio in tempo a finire la frase che quel sorbo di Belardi regala un corner al Sorano e dagli sviluppi ne scaturisce il pareggio. Fine primo tempo.
Rientriamo in campo e andiamo subito sotto. 2-1 Sorano. 
Certe partite si vincono più con il cuore che con la tecnica. 
Tiriamo fuori dal cilindro la famosa "garra charrùa" uruguaiana e, prima Panfi con una magistrale punizione pareggia, poi Guidarini, entrato per un evanescente Di Franco, ci porta sul 3-2. Sulle tribune ci lasciamo andare a maestosi festeggiamenti. Guglielmo, dal canto suo, mulina gambe e braccia come una tartaruga rovesciata e urla, rivendicando le sue doti da Nostradamus, : GUIDARINI L'AVEVO DETTO!!!
E' tutto cosi incredibile da far pensare che ci sia lo zampino dell'altissimo... o di chi ne fa le veci.
Se dovessi racchiudere in un fermo immagine la felicità sarebbe la foto di tutti i ragazzi ad abbracciare l'incredulo Guidarini e noi sulle tribune a esplodere in un boato assordante.
Chi dice che la religione sia l'oppio dei popoli è perchè non ha mai assistito ad una partita di calcio.
3-2 per noi, mancano 20 minuti. Urlo come Tarzan nella giungla 
"E' FINITA". 
No, purtroppo non è finita. Il nostro sogno si infrange al minuto 44. Da una punizione piuttosto generosa nasce un mischione e la palla finisce in rete, 3-3. Si va ai supplementari. 
L'inerzia del match ora è di nuovo dalla loro. Abbiamo 30 minuti per ribaltarla di nuovo. I nostri lottano come gladiatori ma complice la stanchezza, non riusciamo più a renderci pericolosi.  Al triplice fischio, in virtù di un miglior piazzamento in campionato, è il Sorano a festeggiare. Complimenti a loro. 
Per noi termina comunque una stagione straordinaria chiusa con un quarto posto in classifica merito, stavolta più che mai, del gruppo, di tutto l'entourage, e dei tifosi.

Ringraziamenti particolari.

Allo sciamano Graziano che con i suoi poteri taumaturgici ha rimesso in piedi anche chi sarebbe stato meglio sopprimere.

A Corradi per aver preparato sempre al meglio il giovane estremo difensore e per le lezioni di anatomia tenute con video propedeutici all'uso di tutti gli orifizi.

A Di Franco che con grande abnegazione ha ricoperto l'inusuale ruolo di addetto al controllo qualità dell'acqua delle docce.

Grazie a chi resta e a chi parte, a chi smette, a chi ha giocato poco e male.  Voglio dire a tutti voi: saremo per sempre fratelli perchè condividere un pezzo del cammino delle nostre vite ci rende tali. Vi porterò nel cuore...vi voglio bene 
                                                                 lo scief  S.d.M  
  
Ps. per dovere di cronaca quando il Sorano ha realizzato il gol del 3-3  ero nuovamente al telefono con Guscelli...  non c'è ombra di dubbio su chi sia il vincitore del premio Gufo Reale..     

P.p.s  Paloma (mia figlia) prima di partire mi ha detto: babbo perchè lo fai?  Con sguardo eroico, tipo Humphrey Bogart, ho risposto: Perchè le parole smuovono ma l'esempio trascina...

                                                                         il direttore
                                                                              S.d.M
                                               
                                                            in islandese Momosson