mercoledì 26 febbraio 2014

Welcome Brunello

Ormai sto diventando un critico enogastronomico di fama internazionale. Domenica scorsa sono stato ospite di Extra Lucca, kermesse che ha avuto come protagonista l'olio, o se voi fa il ganzo E.V.O.O.  Oltre ad assaggiare ottimi unguenti e gelati a base olio, ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione di cucina e di umiltà della mitica Valeria Piccini chef del ristorante "da Caino", ristorante che da ben 15 anni mantiene 2 stelle Michelin. 
Vedendo all'opera questo grosso calibro della cucina mondiale una volta tornato a casa sono aumentate in maniera esponenziale le mie velleità culinarie e un banale ovo in padella con rigatino adiacente, è diventato nella mia presentazione a Paloma (l'erede femmina della famiglia) un occhio giallo uscito dal boccone del prete di una pennuta mugellese, con guanciale di suino abbronzato... te mi capisci che è tutta un'altra musica... (non l'ha voluto).

In questo fine settimana sono stato per due giorni consecutivi a Benvenuto Brunello. Il sabato, giornata esclusiavamente per i giornalisti, sono passato nelle vesti di direttore de Le Ficarì, con tutti gli oneri e gli onori del caso. 
Per me che ho un  passato nelle cantine cinigianesi dove si beve tutti dal solito bicchiere munito di "camicia" e riempito direttamente dalla botte, passare a somelier tutti in ghingheri, a servire file di calici, il salto è stato decisamente grosso.
Dopo la "doverosa" degustazione sono andato a salutare un po' di amici fra i vari stand, e anche li ho dovuto assaggiare. Vedendomi così acclamato, un tipo, di cui per decenza non farò il nome, ha iniziato a parlarmi di Biodinamica con molta enfasi, sembrava più uno scenziato che un contadino. Per avvalorare le sue tesi ha proposto: Le faccio una verticale? ma io ho frenato il suo entusiasmo: e chi sei Yuri Chechi!!! Girellando fra i banchi ho trovato il mio amico Luca S. e oltre che di vino, abbiamo amabilmente disquisito sulle proprietà terapeutiche dei roditori femmina presenti in loco (di Pil che non è prodotto interno lordo). A pranzo al buffet avrei voluto fare il new age e chiedere un centrifugato o una tisana, ma chi mi avrebbe creduto?

La domenica invece è aperta al pubblico di settore o a chi ha un invito, e il team Le Ficarì si è schierato con il più classico e offensivissimo tridente. Punta centrale ovviamente io, e sulle ali a destra Marco Bartalucci detto Zorro, perché quando supera il livello di guardia gli viene una striscia rossa intorno agli occhi, che sembra la maschera di Zorro appunto.  
A sinistra Cristiano Canuti detto Pio... non per una spiccata devozione all'altissimo ma per la passione che ha erditato dal nonno (Pio) per il vino.   
Arrivati con un mezzo di terra tecnologicamente avanzato ci siamo dovuti scontrare con la cruda realtà, una fila chilometrica fra noi e il nostro obbiettivo, il vino. Io avendo il pass del giorno prima sarei potuto entrare ma non me la sono sentita di lasciare i miei compagni di sbronze in fila (a fine serata sono stato premiato per il Fair Play).
Accampati all'esterno insieme a noi, orde di fans del vino più buono del mondo, e i soliti alcolisti che, con la scusa di degustare, aspettavano di poter entrare a prendere una sbornia gratis.  
Finalmente dentro, Zorro, col suo fiuto da segugio ci ha guidato alla ricerca dei top ten (secondo lui) che ben presto sono diventati 20 e poi 30 etc...
Ai primi Brunelli i miei esterni sentivano i profumi di cuoio, mosto selvatico, tabacco e sottobosco... Pio dichiarava: la riserva dell'azienda Casa Raia la potrei prendere al posto del Polase al mattino appena sveglio. Visto l'andazzo, ho desistito e lasciato spazio alla loro fantasia. Facendomi consegnare le chiavi della macchina ho decretato che sarei stato lo chauffeur. 
Zorro-Cicerone con andatura sempre più a slalom continuava nel suo intento che credo fosse assaggiarli tutti, Pio lo seguiva come se davanti avesse un santone.
Alla 36esima azienda invece del solito grissino Zorro ha chiesto un panino con le acciughe sotto pesto, è stato il segnale che di lì a poco avremmo dovuto abbandonare il campo.  
Per vedere se fossero ancora in grado di continuare gli ho chiesto di parlare di un argomento a piacere. Non sono riusciti ad articolare un discorso di senso compiuto alchè mi sono visto costretto a fare come gli arbitri della boxe, dichiarandoli K.O. Va detto per dovere di cronaca che per questioni etiche i cinigianesi non possono sputare il vino, come fanno i più. 
Usciti fra gli applausi andando verso la macchina Pio sosteneva di essere in grado di guidare. 
Per toglierlo dall'imbarazzo gli ho fatto fare l'alcool test. Con 4,7 (quarta miglior prestazione mondiale di sempre) in uno stato di semi incoscienza l'ho collocato al lato passeggero. Sia mai che uno Zenigata di turno gli tolga mezzo e patente. 
Nonostante gli illustri assenti (Matteo Anziano Tavaroli ai box per il riacutizzarsi di un vecchio infortuonio - transaminasi alle stelle - e Alessio Panfi per un rene claudicante),  la squadra ha fatto la sua porca figura...
                                                                         .
 Gli occhiali a coprire gli effetti collaterali del vino e io a tenerli in piedi!!! 

 
                                                                   il direttore
                                                                    sf o sdm

 

sabato 8 febbraio 2014

SPORT ESTREMI 13° PUNTATA

...Saliamo su un pick-up grande, molto grande, tutto è proporzionato alle dimensioni del proprietario. A occhio e croce una macchina così, con un litro di benzina ci attraversa a malapena la strada.(cit. Schiucco) Prima di mettere in moto si guarda ripetutamente la mano destra con fare contemplativo. Si starà leggendo il futuro? Ogni suo gesto lo vedo finalizzato a quello che credo il suo scopo... la mia testa appesa al muro.
Alla prima sgassata il rombo assordante toglie la poca poesia residua all'incanto di queste montagne. E' una di quelle macchine americane, una Dodge 5 posti con il cambio automatico. I sedili posteriori sono inagibili, il retro è un incrocio fra una ferramenta ben fornita e un supermarket. Ci sono ogni genere di attrezzi da lavoro, c'è una motosega, un decespugliatore, un soffia foglie, tre tipi di ascia, una bottiglia di Schnaps (la grappa Svizzera) quasi finita, del pane raffermo, una carabina di precisione con tanto di mirino laser, e un flauto. A cosa gli serve un flauto, a incantare i serpenti? Questo è quello che si vede in superfice, sotto chissà cos'altro nasconderà... Forse era meglio se mi schiantavo in strada avevo già finito di patire. Se non altro se prova ad attaccarmi ho con cosa difendermi. Il cassone è coperto da un telo con delle macchie, presumibilmente di sangue. Credo che lì abbiano trovato alloggio i corpi senza vita di tutti quegli animali appesi. Ad ogni sgassata sbatto con la schiena sul sedile. I muscoli si stanno raffreddando e i traumi vengono alla luce con tutto il loro carico di dolore, particolarmente intenso è il dolore alla spalla destra, ma stoico, cerco di non mostrarlo. Ad un incrocio riconosco la strada che porta all'area di parcheggio dove ho la macchina, gli indico la direzione, ma lui non mi caca nemmeno di striscio e tira dritto. Quello che prima era un dubbio pessimistico sta mano a mano diventando una triste realtà. Secondo le mie malsane congetture dovrei buttarmi dall'auto in corsa per scampare alla morte. Il sentiero che ha preso è talmente stretto che dalla mia parte anche se volessi buttarmi non potrei aprire lo sportello. L'orco ha un ghigno soddisfatto, capisce che ho paura e gode di questa situazione di vantaggio, ma non sà che un animale ferito e impaurito è più pericoloso e aggressivo di uno sano. 
Lo guardo attentamente per vedere se ha dei punti deboli, forse lo potrei attaccare sulla sua autostima, dicendogli che è molto brutto, che fra l'altro sarebbe solo un'onesta e obbiettiva constatazione. Ma non credo che sia uno molto vanitoso. Sul sentiero sta scendendo un'auto, siamo costretti ad accostare in una delle piazzole appositamente create per scambiarsi. Ho la possibilità di scappare, ma con la carabina che ha dietro non avrei molte chance di fuga. Devo avere la meglio su di lui. Pare leggermi nel pensiero, scende  dall'auto e fa cenno anche a me di scendere. M'invita a gustarmi l'aria respirando a pieni polmoni. Ha lasciato l'auto in moto, respiriamo monossido di carbonio. Cerca il dialogo, vuole rilassarmi, non vuole uccidermi quando sono teso e con l'adrenalina in circolo, altrimenti la mia carne sarà dura quando la cucinerà. Mi chiede oltre allo slittino che cosa voglio fare sulle montagne. Torna in auto prende la carabina e gli monta quello che credo essere un silenziatore. No cazzo sarà un esecuzione, mi scendono lacrime tristi, non sono pronto per morire. Cerco di prendere tempo spiegandogli il mio triathlon e che il resto della comitiva mi starà aspettando per partire per la scalata della Chruez, anzi, non vedendomi arrivare, avranno già dato l'allarme. Lui dal canto suo, per mostrarmi la sua abilità balistica mi indica un palo di un recinto su cui è posta una campana di bronzo, lontana circa 50 metri, spara e la fa suonare. Mi guarda con un ghigno assassino e parla dei suoi trascorsi nella nazionale elvetica di biathlon. La fuga non ha senso con un cecchino di questa caratura.
Guardando il sole stabilisco che sarà mezzogiorno e penso, ma cazzo gli altri ancora non mi cercano? Provo ad elaborare un piano d'attacco, ma è grande come Hulk Hogan, le mie chance di vittoria in un corpo a corpo sono ridotte al minimo. Mi dice di andare in cima ad una collinetta, sostiene che da li ci sia il miglior panorama della zona. Lo so, è un trucco, non ha il coraggio di spararmi guardandomi in faccia. E io che sognavo di perire su un red carpet davanti ad una folla acclamante, o dopo aver segnato il gol decisivo in rimonta al novantesimo in una finale mondiale, (e a chi gli regge il cuore? a Rivera gli ha retto). Con simili uscite di scena sarei salito di diritto nell'olimpo degli immortali con Jim Morrison e Kurt Kobain. Invece verro trucidato da un folle cannibale delle montagne in circostanze bizzarre che esibirà la mia testa come trofeo di caccia... che fine ingloriosa.
Continuo a camminare, ho paura di sentire il sibilo della carabina silenziata... avanzo lento... certo che...se arrivo sulla cima della collina... chissà di là cosa c'è... forse potrei salvarmi...

                                                                        il direttore 
                                                                         sf o sdm