sabato 8 febbraio 2014

SPORT ESTREMI 13° PUNTATA

...Saliamo su un pick-up grande, molto grande, tutto è proporzionato alle dimensioni del proprietario. A occhio e croce una macchina così, con un litro di benzina ci attraversa a malapena la strada.(cit. Schiucco) Prima di mettere in moto si guarda ripetutamente la mano destra con fare contemplativo. Si starà leggendo il futuro? Ogni suo gesto lo vedo finalizzato a quello che credo il suo scopo... la mia testa appesa al muro.
Alla prima sgassata il rombo assordante toglie la poca poesia residua all'incanto di queste montagne. E' una di quelle macchine americane, una Dodge 5 posti con il cambio automatico. I sedili posteriori sono inagibili, il retro è un incrocio fra una ferramenta ben fornita e un supermarket. Ci sono ogni genere di attrezzi da lavoro, c'è una motosega, un decespugliatore, un soffia foglie, tre tipi di ascia, una bottiglia di Schnaps (la grappa Svizzera) quasi finita, del pane raffermo, una carabina di precisione con tanto di mirino laser, e un flauto. A cosa gli serve un flauto, a incantare i serpenti? Questo è quello che si vede in superfice, sotto chissà cos'altro nasconderà... Forse era meglio se mi schiantavo in strada avevo già finito di patire. Se non altro se prova ad attaccarmi ho con cosa difendermi. Il cassone è coperto da un telo con delle macchie, presumibilmente di sangue. Credo che lì abbiano trovato alloggio i corpi senza vita di tutti quegli animali appesi. Ad ogni sgassata sbatto con la schiena sul sedile. I muscoli si stanno raffreddando e i traumi vengono alla luce con tutto il loro carico di dolore, particolarmente intenso è il dolore alla spalla destra, ma stoico, cerco di non mostrarlo. Ad un incrocio riconosco la strada che porta all'area di parcheggio dove ho la macchina, gli indico la direzione, ma lui non mi caca nemmeno di striscio e tira dritto. Quello che prima era un dubbio pessimistico sta mano a mano diventando una triste realtà. Secondo le mie malsane congetture dovrei buttarmi dall'auto in corsa per scampare alla morte. Il sentiero che ha preso è talmente stretto che dalla mia parte anche se volessi buttarmi non potrei aprire lo sportello. L'orco ha un ghigno soddisfatto, capisce che ho paura e gode di questa situazione di vantaggio, ma non sà che un animale ferito e impaurito è più pericoloso e aggressivo di uno sano. 
Lo guardo attentamente per vedere se ha dei punti deboli, forse lo potrei attaccare sulla sua autostima, dicendogli che è molto brutto, che fra l'altro sarebbe solo un'onesta e obbiettiva constatazione. Ma non credo che sia uno molto vanitoso. Sul sentiero sta scendendo un'auto, siamo costretti ad accostare in una delle piazzole appositamente create per scambiarsi. Ho la possibilità di scappare, ma con la carabina che ha dietro non avrei molte chance di fuga. Devo avere la meglio su di lui. Pare leggermi nel pensiero, scende  dall'auto e fa cenno anche a me di scendere. M'invita a gustarmi l'aria respirando a pieni polmoni. Ha lasciato l'auto in moto, respiriamo monossido di carbonio. Cerca il dialogo, vuole rilassarmi, non vuole uccidermi quando sono teso e con l'adrenalina in circolo, altrimenti la mia carne sarà dura quando la cucinerà. Mi chiede oltre allo slittino che cosa voglio fare sulle montagne. Torna in auto prende la carabina e gli monta quello che credo essere un silenziatore. No cazzo sarà un esecuzione, mi scendono lacrime tristi, non sono pronto per morire. Cerco di prendere tempo spiegandogli il mio triathlon e che il resto della comitiva mi starà aspettando per partire per la scalata della Chruez, anzi, non vedendomi arrivare, avranno già dato l'allarme. Lui dal canto suo, per mostrarmi la sua abilità balistica mi indica un palo di un recinto su cui è posta una campana di bronzo, lontana circa 50 metri, spara e la fa suonare. Mi guarda con un ghigno assassino e parla dei suoi trascorsi nella nazionale elvetica di biathlon. La fuga non ha senso con un cecchino di questa caratura.
Guardando il sole stabilisco che sarà mezzogiorno e penso, ma cazzo gli altri ancora non mi cercano? Provo ad elaborare un piano d'attacco, ma è grande come Hulk Hogan, le mie chance di vittoria in un corpo a corpo sono ridotte al minimo. Mi dice di andare in cima ad una collinetta, sostiene che da li ci sia il miglior panorama della zona. Lo so, è un trucco, non ha il coraggio di spararmi guardandomi in faccia. E io che sognavo di perire su un red carpet davanti ad una folla acclamante, o dopo aver segnato il gol decisivo in rimonta al novantesimo in una finale mondiale, (e a chi gli regge il cuore? a Rivera gli ha retto). Con simili uscite di scena sarei salito di diritto nell'olimpo degli immortali con Jim Morrison e Kurt Kobain. Invece verro trucidato da un folle cannibale delle montagne in circostanze bizzarre che esibirà la mia testa come trofeo di caccia... che fine ingloriosa.
Continuo a camminare, ho paura di sentire il sibilo della carabina silenziata... avanzo lento... certo che...se arrivo sulla cima della collina... chissà di là cosa c'è... forse potrei salvarmi...

                                                                        il direttore 
                                                                         sf o sdm
  
  

1 commento:

  1. Certo che puoi salvarti, l'anima, pregando. Mi chiedo che supporto ci vuole per il tuo testone appeso al muro. Comunque te lo dico io che c'è dietro la collina c'è la notte crucca e assassina.

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