Nonostante la portata dell'impresa fosse da tutto esaurito, la mia partenza è passata sotto silenzio mediatico come un referendum non voluto dal governo.
Non che ambissi a esclusive Sky o seghe varie, ma almeno 4 sfigati, eccheccazzo.
Da sempre cerco nuove avanguardie per mettermi alla prova e ogni volta cerco di coinvolgere i miei amici, ma come sempre si dileguano.
Poco importa. Certe imprese, in solitaria, aumentano di valore, come dice Simone Moro.
L'unico su cui posso sempre contare è il mio destriero a pedali che non si tira mai indietro, mi chiede solo un po di grasso, e quello in me abbonda.
Partito dai Ficari (meglio conosciuti come la Cape Canaveral dell'alta maremma) con i favori del pronostico e con un clima non particolarmente ostile mi accingevo ad andare a comandare in vetta al vulcano.
Il primo tratto di strada fino a Monticello (una volta detta anche Road to Rio, dal nome del poetico ristoratore monticellese da poco scomparso), anche se con pendenze importanti, lo conosco a memoria.
L'insidia più grande sono degli agguerriti tafani che mi hanno scelto come loro buffet. Ci vuole ben altro per fermarmi.
Scalato Monticello c'è un bel tratto in discesa dove posso recuperare, mi ci butto a capofitto veloce come un ghepardo.
Dalla Zancona fino ad Arcidosso potrei morire di solitudine, niente auto ne bici.
Arrivato al ex Faggio Rosso mi rifocillo a dovere e parto. Il cartello segnaletico indica che sono 11 i chilometri che mi separano dal mio odierno sogno o dal mio inferno, la conquista della vetta Amiata. Devo salire più di mille metri in altitudine, la vera impresa sarà arrivare vivi.
Al "gatto d'oro" tre arzilli nonnetti, dalla deambulazione incerta e da un linguaggio biascicato, (moderni Indiana Jones alla ricerca del loro santo graal, la Marsala) mi esortano a non mollare ridendo.
I miei demoni cantano la canzone di Masini "Perchè lo fai".
Boh chi lo sà. C'è chi cerca i pokemon, io cerco me stesso con viaggi introspettivi dove nella fatica estrema risorgo.
O forse per smentire quei pappagalli che mi dicevano non ce la farai mai, subito pronti, poi, a salire sul carro vincente. Forse perchè ho anche l'ego in sovrappeso. No la risposta è solo una, sono programmato per le imprese epiche.
La salita si fa sempre più selettiva, ma la pedalata per ora è fluida (si fa per dì).
Sento smanticiare alle mie spalle, tre ciclisti mi superano in scioltezza, e a me girano i coglioni.
A 4 km dal traguardo ennesimo pit stop, reintegro e riparto.
Nel frattempo orde di pedalotori seriali mi sfilano accanto con mezzi che sembrano progettati dalla nasa. Mi sento una Minardi.
Ai 1500 slm perdo lucidità, la carenza di ossigeno si fa sentire, dovrei masticare foglie di coca. Mi devo accontentare delle felci.
I numerosi ciclisti che mi superano sembrano carpire le mie difficoltà e mi incitano, replico con un adagio tibetano calzante, le grandi conquiste si fanno a piccoli passi.
Quando la vegetazione si dirada i raggi di sole, come lance, trafiggono le mie stanche membra. Lo sò...morirò.
Il contachilometri non si schioda da 6 kmh, ma oggi non è una corsa contro il tempo, oggi c'è in palio la gloria eterna UOMOH.
Un tasso maialino fa capolino a bordo strada, capisco di essere in piena crisi di fame, lo immagino in umido con le patate. Si ma come lo catturo... lui attraversa la strada ignaro dei miei propositi bellicosi e sparisce nel bosco.
A poche decine di metri da me vedo l'ennesimo ciclista. Lo metto nel mirino. Cazzo se lo supero non sarò ultimo. Recupero a vista d'occhio. Nel sorpasso faccio lo splendido ricordandogli il motto del barone De Coubertin. Lui mi manda in culo. Antisportivo.
Mancano poche centinaia di metri e il sogno diverrà realtà, il mondo pare fermarsi. (Non pare, sò fermo. Mi sò piantato un altra volta).
La pendenza è eccessiva per i miei gusti, approfitto per infarinare di magnesio le ruote per avere maggior grip. Mi attaccano da tutte le parti (manco nell'offensiva del Tet) ho un moto d'orgoglio, provo la zampata del campione. Arrivo in volata con un anziano depilato come un pornodivo che mi beffa per pochi centimetri.
Per me non è ancora finita, devo arrivare alla croce e piantare la bandiera de Le Ficarì.
Salgo spingendo la bici. Ce l'ho fatta, piango di felicità. Un giornalista mi avvicina, mi lascio andare a dichiarazioni spontanee degne di miss italia : vorrei la pace nel mondo etc. Mi guarda basito, è un turista che vuole banali informazioni. Lo maltratto, ma ti sembra il modo di entrare nel mezzo di una conferenza stampa???
Guardo il crono 3 ore e 49 minuti, oggi 30 luglio 2016 si è fatta la storia...un piccolo passo per l'uomo un grande passo per Le Ficarì.
Ps... caro mi fu l'irto colle (colle 'na sega)
pps. caro nel senso di pagato caro... il direttore
sf o sdm